WWF: “Al mondo serve un accordo per la natura”. Popolazioni di vertebrati diminuite del 60%
“Dal 1970, le popolazioni di vertebrati sono diminuite del 60%. Perse più della metà delle barriere coralline del pianeta e oltre un terzo di tutte le zone umide.
A Roma, nella sede della FAO, sono iniziati oggi i lavori preparatori in vista della COP15 per la Convenzione sulla Diversità Biologica, prevista al momento ad ottobre a Kunming in Cina. La capitale italiana è infatti stata scelta come sede del working group per i negoziati sulla bozza zero del Piano globale sulla biodiversità post 2020 (che è stata redatta a gennaio). Al gruppo di lavoro partecipa anche il WWF attraverso una delegazione internazionale di alto profilo.
Il confronto ONU sulla biodiversità iniziato a Roma è unoccasione unica per stabilire le linee di intervento nel prossimo decennio e il WWF incalza tutti i Paesi a non perdere l’occasione per definire un accordo a tutela della natura che sia completo, ambizioso e basato su rilevanze scientifiche, sul modello dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
I colloqui di questa settimana, che si svolgono nell’ambito della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), danno il via ai negoziati formali sulla bozza di Piano globale per la biodiversità pubblicata a gennaio. La versione finale del Piano dovrebbe essere adottata formalmente nel mese di ottobre, alla 15esima Conferenza delle Parti della CBD di Kunming, in Cina.
La necessità di raggiungere un accordo per fermare la perdita di natura e invertire la rotta non è mai stata così evidente: abbiamo davanti una serie di indicatori che ci mostrano quanto il nostro rapporto con il mondo naturale sia pericolosamente squilibrato.
La natura è protagonista di un declino che sta aumentando ad un ritmo senza precedenti nella storia dell’umanità, con un milione di specie ormai minacciate di estinzione. Il Living Planet Report, pubblicato nel 2018, mostra un declino globale del 60% nella dimensione delle popolazioni di vertebrati dal 1970, questo significa un crollo di più della metà in meno di 50 anni. Nello stesso periodo, abbiamo perso più della metà delle barriere coralline del pianeta e oltre un terzo di tutte le zone umide.
“La natura è alla base della nostra salute, del nostro benessere e dei nostri mezzi di sussistenza, eppure la stiamo distruggendo molto più velocemente di quanto sia in grado di ricostituirsi- ha affermato Marco Lambertini, Direttore Generale del WWF Internazionale – . Quest’anno abbiamo un’opportunità storica di cambiare rotta per il bene delle persone e del pianeta. I Paesi devono agire insieme per raggiungere un ambizioso accordo globale per ricostituire sistemi naturali, a integrazione dell’accordo che abbiamo per il clima. Affrontare la perdita e il degrado della natura ci impone di fissare obiettivi per la conservazione della natura basati su evidenze sceientifiche simili all’obiettivo della carbon neutrality (azzeramento delle emissioni di Co2) fissato dall’accordo di Parigi. Dobbiamo invertire la rotta per smettere di consumare natura e invece farla aumentare entro la fine del decennio”.
Il WWF è certo che arrestare e invertire la curva della perdita di biodiversità e cominciare a ripristinare i sistemi naturali entro il 2030 sia una missione necessaria e realizzabile. È quindi fondamentale che i negoziatori a Roma lavorino per aumentare il livello di ambizione del piano, garantendo al tempo stesso che vengano affrontate le cause della perdita di biodiversità derivanti, ad esempio, da pratiche agricole non sostenibili e dalla deforestazione.
I Paesi devono definire un accordo globale sulla natura che stimoli tutti i settori della società e i governi ad un’azione urgente e trasformativa. Affinché questo sia possibile, il testo finale adottato dovrà contenere obiettivi settoriali che rendano sostenibili filiere quali la produzione alimentare, la pesca, la silvicoltura e il settore delle infrastrutture.
“Nei colloqui di questa settimana i Paesi dovranno fare in modo che, quando la bozza di piano arriverà a Kunming, questa possieda il livello di ambizione necessario per mettere la natura sulla via del recupero entro il 2030- aggiunge Guido Broekhoven, responsabile delle politiche di ricerca e sviluppo del WWF Internazionale-. Il riequilibrio del nostro rapporto con la natura richiede un’azione che coinvolga tutta la società ed è essenziale per garantire il benessere e lo sviluppo umano a lungo termine. Per arrestare e invertire la perdita della natura, è essenziale affrontarne le cause. Ciò significa trasformare i nostri sistemi alimentari e agricoli e il modo in cui consumiamo in modo più ampio”.
Il WWF accoglie con favore la serie di obiettivi presentati nella bozza del piano delle Nazioni Unite, che hanno un chiaro legame con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), ma incoraggia i Paesi a spingere per obiettivi al 2030 ancora più sfidanti, tra questi un incremento netto dell’estensione e dell’integrità degli habitat naturali, e che, almeno, si azzerino le perdite di specie provocate dall’uomo. Al fine di affrontare le cause della perdita di biodiversità il WWF invita le parti ad un obiettivo di riduzione del 50% entro il 2030 dell’impronta ecologica della produzione e del consumo.
Con le negoziazioni in corso per un accordo sulla biodiversità, alla luce delle imminenti scadenze su clima, oceani e contro l’inquinamento da plastica, e del rinnovato impegno sull’ambiente nell’ambito della pianificazione degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile, il 2020 è stato accolto da molti come un “Super Year”, che offre ai governi la possibilità di unificare le proprie agende ambientali, climatiche e di sviluppo.
Per permettere che la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) realizzi l’ambizione di arrestare e invertire la perdita di natura, è necessario un impegno politico ai massimi livelli. Un appuntamento chiave sarà il Summit dei Capi di Stato e di Governo dell’ONU sulla biodiversità, che si terrà durante l’Assemblea Generale dell’ONU a settembre, dove i capi di governo avranno l’opportunità di mettere la natura al centro dei programmi politici, economici e sociali.”
WWF