Vivisezione, vergogna dell’umanità
La parola “vivisezione” letteralmente significa “sezionare da vivo”, con o senza anestesia.
Si stima che ogni anno vengano immolati circa 500 milioni di animali nei laboratori di sperimentazionedi tutto il mondo, ma è difficile avere dati precisi, come è anche difficile avere filmati o immagini, perché la sperimentazione su animali avviene nel chiuso di laboratori con accesso vietato al cittadino, in un alone di estrema segretezza.
Circa il 60% degli animali viene usato per la farmacologia, una percentuale minore per la ricerca medica (studio delle malattie), un’altra per i test sui cosmetici, una parte per i test di psicologia e poi i test bellici e didattici.
Gli esperimenti di tossicità sono trasversali a tutte queste categorie (vengono effettuati in ognuna di esse) e rappresentano il 75% circa di tutti gli esperimenti su animali.
Gli animali vengono devocalizzati, avvelenati, ustionati, accecati, affamati, mutilati, resi folli, congelati, decerebrati, sottoposti a scariche elettriche, infettati anche con virus che normalmente non colpiscono gli animali. Il 65% senza anestesia e il 22% con anestesia solo parziale. Molti affermano che oggi “la vivisezione non esiste più”. O non sanno di cosa parlano o sono in malafede.
Oggi è chiamata “sperimentazione animale” o “ricerca in vivo”, ma rimane sempre, secondo la definizione del dizionario, “vivisezione” la quale è per estensione: “qualunque tipo di sperimentazione effettuata su animali di laboratorio che induca alterazioni a livello anatomico o funzionale, come l’esposizione a radiazioni, l’inoculazione di sostanze chimiche, di gas, ecc
E’ questo che milioni di animali ogni anno, nel mondo, subiscono nei laboratori: avvelenamenti con sostanze chimiche, farmaci e cosmetici compresi, induzione di malattie di ogni genere (cancro, sclerosi multipla, varie imitazioni dell’AIDS, malattie cardiovascolari, ecc.), esperimenti al cervello, esperimenti sul dolore e molto altro.
E tutto questo senza alcuna necessità, non solo, ma senza alcuna utilità. I vivisettori chiedono: “Preferisci salvare un topo o un bambino?”, per colpire l’emotività delle persone che non sanno cosa sia la sperimentazione animale e quanto sia inutile. Ma la vivisezione, ammazza il topo e fa diventare una cavia te e tuo figlio, questa è la realtà dei fatti.
Vivisezione è solamente sinonimo dell’incuria e del disprezzo con cui gli animali sono normalmente trattati negli stabulari e della loro infinita ed inutile sofferenza. Gli attuali metodi di ricerca di base o test di tossicità che fanno uso di animali sono moralmente inaccettabili nel mondo di oggi. Effettuare sperimentazione animale significa invariabilmente sottoporre animali senzienti ad angoscia e sofferenza fisica e/o mentale.
Agli animali viene causata sofferenza non solo durante gli esperimenti, ma anche attraverso il trasporto, la manipolazione, la prigionia, l’isolamento o il sovraffollamento, il rumore o la luce eccessivi o la deprivazione ambientale. Quando prendiamo in considerazione la nostra responsabilità verso gli animali dei laboratori non dovremmo sottostimare la sofferenza cui sono sottoposti. Essa, oggi, non può essere più tollerata!!!
Perché la sperimentazione animale (o vivisezione) è un metodo di ricerca biomedica fondata sullo studio di animali vivi e quindi su un grave e insidioso errore metodologico. L’errore consiste nel considerare gli animali o le loro parti modelli attendibili dell’uomo o delle sue parti.
Infatti ogni specie è diversa da ogni altra (per l’anatomia, la fisiologia, l’immunologia, l’espressione genica, ecc. e perfino nella struttura cellulare di base) e ogni specie animale può essere modello solo di sè stessa.
Sostanze velenosissime per l’uomo sono del tutto innocue per varie specie di animali da laboratorio (vedi stricnina, cicuta, arsenico, fungo “Amanita phalloides”,ecc.) e viceversa. Le corrispondenze tra due specie possono essere verificate soltanto “a posteriori”, quando l’esperimento è stato ripetuto sulla seconda specie, ovvero l’uomo. Mai “a priori”. Questo rende il test sull’animale inutile ed espone l’uomo a gravi rischi per quanto riguarda il suo futuro benessere.
La sperimentazione animale reca danno all’uomo in tre modi:
1) perché fa in modo che vengano sperimentate sull’uomo sostanze che non hanno subito alcun vaglio preventivo. Le prove su animali non danno infatti risultati predittivi per l’uomo, neanche orientativamente. Ogni specie reagisce in modo diverso (ad esempio i ratti e i topi, specie strettamente imparentate, possono avere fino al 60% di risposte differenti tra di loro);
2) perché fa correre il rischio di scartare sostanze di grande aiuto per l’uomo, per il solo fatto che sono risultate tossiche per qualche altra specie animale;
3) perché il tempo e il denaro sprecati negli esperimenti su animali avrebbero potuto essere convogliati a sostegno di test specie-specifici di ben altra attendibilità e utilità per l’uomo. Liberandoci dalle prove su animali noi potremmo dunque eliminare un grande ostacolo al progresso scientifico e alla cura di tante gravi patologie umane, che sono oggi in preoccupante crescita.
La sperimentazione animale esiste ancora perché è una pratica riconosciuta a livello nazionale e internazionale. Viene perseguita nonostante essa non sia stata mai sottoposta ai test di validità oggi richiesti a tutti i nuovi metodi di sperimentazione e nonostante il fatto, ugualmente incredibile ma vero, che per questi test essa viene usata come “gold standard”. Ciò avviene da un lato per l’inerzia mentale che ha sempre ritardato ogni forma di rinnovamento culturale e dall’altro per gli interessi economici e professionali ad essa collegati, che vanno ben oltre il commercio di animali.
Inoltre permette di avere “l’incertezza della prova” che è molto importante per le aziende produttrici. Questa infatti consente loro di dire, prima delle prove cliniche sull’uomo “non vi è pericolo, i test sugli animali sono stati fatti” e, una volta avvenuto il disastro farmacologico, “si sa bene che purtroppo le prove sugli animali non sono sempre predittive” e così permette alle aziende di sottrarsi alla responsabilità civile e al pagamento dei danni causati.
“Il fatto che la stessa sostanza possa essere dichiarata inoffensiva o cancerogena, a seconda della specie animale utilizzata, fa della sperimentazione animale lo strumento ideale per commercializzare ogni tipo di prodotto, anche se pericoloso, e per mettere a tacere le vittime che osassero fare causa al produttore” come affermato da Claude Reiss, presidente di “Antidote Europe”, direttore emerito del CNRS, Parigi
Ultimamente la critica di natura scientifica alla sperimentazione animale compie progressi di ampia portata documentati da almeno quattro eventi diversi:
1) Il NCR, Consiglio Nazionale delle Ricerche degli Stati Uniti, organo dell’Accademia Nazionale delle Scienze, pubblica nel 2007 un documento commissionato dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente intitolato: “Tossicologia del XXI secolo: una visione e una strategia”, che annuncia un cambiamento epocale con la scomparsa graduale dei test su animali considerati poco affidabili e la scelta di valutazioni di tossicità in vitro, su cellule possibilmente umane, con metodi moderni ben più affidabili, più veloci e più economici;
2) il governo degli Stati Uniti adotta e finanzia ampi programmi di ricerca basati sulla tossicologia cellulare e altre metodologie d’avanguardia che non fanno uso di animali, per dare applicazione alle indicazioni del Consiglio Nazionale delle Ricerche;
3) sulle riviste scientifiche più accreditate compaiono numerosi articoli che contestano il valore scientifico della sperimentazione animale;
4) Il documento finale del “VII Congresso Mondiale sui metodi alternativi e la sperimentazione animale” (Roma, agosto 2009) annuncia la prossima fine dei test su animali, elogiando le nuove tecnologie, che “sono capaci di raccogliere una quantità mai raggiunta prima d’informazioni sui possibili effetti avversi recati da una sostanza ai sistemi biologici, sono in grado di generare una quantità di conoscenza di gran lunga maggiore di quella che fino ad oggi abbiamo saputo individuare e capire. Che in un futuro assai vicino ci faranno considerare assai obsoleto l’uso degli animali a fini sperimentali.” Herman Koeter, copresidente del VII Congresso Mondiale, già direttore dell’EFSA
Mentre tutto ciò avviene a livello globale, l’Unione Europea approva (8/09/2010) una nuova direttiva (la 2010/63, revisione della direttiva 86/609) che non solo non pone in alcun modo in discussione il metodo di sperimentazione animale (citata sempre, al contrario, quale metodo basilare nella ricerca biomedica) ma si astiene dal fornire incentivi concreti allo sviluppo e all’utilizzo delle nuove tecnologie d’avanguardia.
Nell’autunno del 2010 l’approvazione della nuova direttiva UE ha suscitato sdegno in tutta Europa e ha dato origine a molte manifestazioni spontanee di protesta (15.000 in piazza a Roma il 25 settembre, in concomitanza con analoghe manifestazioni in molte città europee).
La protesta del movimento popolare si è in tal modo assai bene saldata con la critica severa delle parti più avanzate del mondo della scienza internazionale.
Nasce cosi in Europa l’iniziativa popolare, di STOP VIVISECTION.
Il fine che si prefigge STOP VIVISECTION è di abbandonare la sperimentazione animale, quale metodo inutile e pericoloso, nella ricerca scientifica destinata alla tutela della salute umana e dell’ambiente e di imboccare, al pari degli Stati Uniti, la via dei metodi più avanzati che il progresso della scienza ci mette oggi a disposizione, come obiettivo essenziale e ineludibile. Sarà inoltre quello di rendere obbligatori i metodi sostitutivi ovunque essi siano applicabili, incoraggiandone l’ulteriore sviluppo, per un serio percorso verso la rapida abolizione della inutile e rischiosa pratica della sperimentazione animale, che non ha mai subito alcun processo di “validazione” (obbligatoriamente richiesto, invece, ad ogni nuovo metodo usato).
STOP VIVISECTION raccoglie capillarmente in tutta Europa più di 1.200.000 firme con le quali vuole indicare alla Commissione Europea la strada legislativa da seguire. Anche la provincia di Rieti per la quale sono stata responsabile della raccolta firme nel settembre 2013 ha detto NO alla vivisezione con 900 firme!!!
Un milione e duecento mila europei adesso stanno aspettando la data per l’audizione pubblica al Parlamento Europeo e la comunicazione di risposta da parte della Commissione Europea che sollecitiamo ad abrogare la direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici e a presentare una nuova proposta che abolisca l’uso della sperimentazione su animali, rendendo nel contempo obbligatorio, per la ricerca biomedica e tossicologica, l’uso di dati specifici per la specie umana.
Cosa possiamo fare noi intanto concretamente?
Possiamo usare prodotti non testati su animali, scegliere con attenzione i destinatari delle donazioni ad associazioni per la ricerca medica: in molti casi infatti parte del denaro viene utilizzato per finanziare ricerche che utilizzano animali, possiamo partecipare alle manifestazioni e alle campagne di protesta organizzate dalle varie associazioni animaliste, collaborare od organizzare stand informativi nella nostra regione, scrivere lettere ai mezzi di informazione o alle autorità, per informare tutti facendoci voce di tutte quelle povere creature che continuano ad essere torturate e a morire negli stabulari.
Raffaella Cuomo, volontaria
Foto: web