TRA UOMO E CANE BASTA UNO SGUARDO – Addestramenti notturni per il soccorso con cani
Secondo appuntamento con la rubrica quindicinale di Tesori a quattro zampe e Cinofile Croce Rossa Bassa Sabina TRA UOMO E CANE BASTA UNO SGUARDO.
La notte è la prova che il giorno non è sufficiente (Elizabeth Quin).
Zaino in spalla! Cosa ci fanno delle ragazze di croce rossa nei boschi e delle squadre con le torce di notte che le cercano?
Partiamo dall’inizio!
In croce rossa l’area 3 che è l’area rivolta al settore emergenziale, vuole offrire sempre di più un servizio reale concreto efficiente ed efficace alla popolazione. Per reagire in una emergenza bisogna prepararsi prima, imparare a fare squadra perché nel momento peggiore si sia pronti a fare gruppo e unione.
A cosa serve fare addestramenti fra gruppi diversi all’interno di croce rossa: Potremmo rispondere perché siamo tutti volontari e tutti uniti, ma è anche importante sapere come agiscono le varie specialità. Ce ne sono molte, alcune esercitazioni hanno coinvolto coordinatori, logisti, droni e questa volta un gruppo chiamato SMTS (soccorso con mezzi e tecniche speciali). Chi sono? Lo spieghiamo fra poco!
Basti sapere che i vari percorsi in emergenza si uniscono per creare la miglior risposta e nel più celere ed efficiente dei modi, incluse noi unità cinofile. Comprensibile l’importanza della formazione allo scopo di rispondere alle situazioni emergenziali, calamità naturali e non, in modo anche nel possibile prevedibile per stimare tempi di risposta e di risoluzione. In passato anche noi dell’Unità Cinofila di Croce Rossa abbiamo svolto alcune attività che ci occorrono, come la cartografia o l’uso della radio per formarci anche come operatori coinvolti in prima persona, mentre prepariamo i nostri cani.
Chi sono gli SMTS con i quali siamo andati in ricerca notturna per esercitarci nei boschi?
sono formati e addestrati a portare il soccorso sanitario alle vittime di eventi accidentali, avvenuti nei luoghi ostili e nelle situazioni complesse. Fra le moltissime capacità di orientamento, meteorologia, GPS, figurano anche la capacità con le funi per creare imbragature o assicurarsi alle stesse per trarre in salvo i dispersi o animali in pericolo.
Cos’è una squadra di ricerca? Sono squadre che vengono create da più specializzazioni insieme, dove ciascuno porta le proprie competenze per finalizzare ovvero trovare la persona dispersa. Nel concreto siamo andati al coordinamento. Era notte. La notte cambia molte cose. Le persone facenti parte delle squadre, quelle formate, hanno ricevuto le istruzioni per iniziare una “ricerca simulata dei dispersi”: una coppia di persone da trovare per ciascuno. C’erano volontari cinofili con il loro cane, pronto a “giocare” alla ricerca nel bosco, ma anche SMTS.
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I dispersi sarebbero stati impersonati da dei volontari di croce rossa, sempre appartenenti alla nostra unità cinofila e anche questo tipo di scenario ha permesso a tutti di riportare un’emozione grandissima e apprendere molto. Chi sono i “figuranti”? Sono persone che aiutano la preparazione del cane, in questo caso il loro compito è nascondersi alle coordinate che vengono stabilite dai coordinatori e se necessario premiare loro il cane con un gioco o cibo e tante, tantissime feste!
La notte può mutare, le luci sono insolite, la marcia è dura. L’aria appariva umida e carica, un terreno zuppo, ma i nostri non si sono arresi, meno che mai i cani che hanno iniziato a fiutare, sentendo l’emozione della squadra che guidavano. Il cane davanti, il gruppo dietro in ricerca con le torce e dei figuranti…acquattati in attesa nel bosco sperando di essere trovati presto! Come sarà andata? Chiediamolo a loro!
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Personalmente credo che l’esperienza notturna sia stata molto produttiva sotto diversi punti di vista, ma soprattutto per formare e permettere di collaborare gli SMTS e i cinofili, il che è una cosa molto importante, necessaria in ogni ambiente di ricerca. Per la mia esperienza – ci racconta Sophia – avendo fatto da figurante, posso dirvi che sentirsi un disperso è una sensazione forte, in quel momento speri solo che i soccorritori ed il cane stesso arrivino il prima possibile, mentre tu sei lì al buio, in una qualsiasi parte del bosco ad aspettare; è proprio per questo che servono cani e persone qualificate. Mi sono sentita così in quel momento in cui cane e squadra mi hanno “scoperta” nel riparo dei boschi. Ogni esperienza di questo genere è sempre formativa, poiché si vivono momenti unici con il gruppo, si impara a conoscersi a vicenda, si vivono nuove avventure le quali permettono di crescere e non solo sotto il punto di vista cinofilo o da soccorritore, bensì anche interiormente.
(L’articolo prosegue dopo la foto con Sophia in primo piano)
Il mese scorso mi sono trovata a collaborare, insieme alla mia squadra, con gli SMTS – commenta invece Silvia – ho avuto l’onore di fare da figurante, essere trasportata fino al punto in cui mi dovevo mettere in posizione per aspettare che la ricerca partisse e il cane, insieme al suo conduttore e alla squadra di SMTS mi trovassero. Ho passato tre ore e venti nel bosco munita di radio, torce, coperta e casco (proprio come nei film!!)
Ho dedicato un po’ di tempo a me stessa e alle mie passioni, proprio quello che ci voleva dopo un anno di studio.
Guardavo il cielo stellato e ho scoperto insetti mai visti prima, il momento più bello è stato quando il Pastore Belga Malinois dell’unità cinofila mi ha trovata ed ha iniziato ad abbaiare. Veder avanzare a schiera tutte quelle torce che mano mano si avvicinavano a me e stata una delle emozioni più forti mai provate nella mia vita, sono proprio questi piccoli gesti/esperienze che mi fanno capire quanto sia bello inseguire i propri sogni ed essere una volontaria. (L’articolo prosegue dopo la foto con la volontaria Silvia)
Ho fatto da figurante – commenta la volontaria Irene – mi è piaciuto molto il trasporto con il pulmino quando ci hanno dato le posizioni dove metterci, in mezzo al buio. Quando ci ha trovato il cane e ci ha abbaiava il suo respiro caldo che si sollevava in aria. Gli SMTS hanno trasportato l’altro figurante, senza una sola parola sulla fatica del loro duro percorso sostenendo la barella pesante, infine mettendoci sul pick up vicino alle ambulanze per ritornare. Trascorrere al buio in mezzo al nulla mi ha fatto ritornare nei periodi del paracadutismo con i corsi di sopravvivenza, un’esperienza che riaccende i ricordi.
(L’articolo prosegue dopo la foto di Irene)
Erano molti anni che non mi trovavo sola nei boschi, di notte – commenta la volontaria Simona – non ero propriamente da sola avevo accanto una volontaria e una radio ma provavo a immedesimarmi. Prima di chiedermi com’è soccorrere mi sono chiesta come sia essere soccorsi. Essere affaticata, stanca, pensare allo zaino che mi dava sicurezza ma immaginare di non avere cibo e acqua con me. Di sentirmi ferita o spossata o impossibilitata a muovermi. Quando c’è stato silenzio radio, i suoni del bosco sono scesi su di noi. Il canto degli uccelli notturni. Il fruscio di qualche animaletto curioso di quegli insoliti intrusi nel loro territorio, passetti che si allontanavano per lasciarci stare.
L’immobilità per permettere al cane di fare il suo lavoro come se fossi incapace di chiamare aiuto, mentre dentro alla mia testa tifavo per lui. Pensavo: Trovami! Trovami! Ho visto arrivare le luci lontane, ma non subito. Ho visto il cane passare, spostarsi e mi chiedevo…ma invece ci aveva sentiti, stava solo controllando ed eccolo correre emozionatissimo verso di noi. Un bel labrador color miele, gli occhi di velluto erano lucenti di gioia, specchiavano la via lattea che poco prima la mia collega mi aveva mostrato. Un respiro, un’annusata che sotto il casco mi ha sollevato i capelli ed eccolo. Un abbaio forte e potente, limpido come il cuore generoso di quel grande cane! Altri abbai che avvisavano la squadra di ricerca, che accorreva. E mentre tutti arrivavano il padrone che abbracciava il suo cane, dicendogli che era stato bravissimo e la sua coda che sferzava i cespugli, allegro come solo loro sanno essere, in modo contagioso.
Una barella su cui ritornare. Per chiunque stia sopra è strano essere completamente affidato a qualcuno, come sospeso nel vuoto. Ero nelle mani dei volontari, quelli che quella notte erano usciti a cercare me, un domani, qualcun altro. Ero in ottime mani, lo sapevo; sorridevo. (L’articolo prosegue dopo la foto di Simona)
Intervenire di notte con il cane per “la ricerca di un disperso” è come accendere le luci sull’universo. Camminando nel buio si percepisce ogni minimo rumore presente, le emozioni sono intense ma anche le paure.
Si torna ad una vita ancestrale – raccontano i volontari – ti muovi con la necessità di conciliare un sacco di sensazioni e stati d’animo.
Quella sera del 26 io e Dylan dog, il mio labrador con il quale lavoro da circa 4 anni, insieme con gli SMTS abbiamo percorso delle strade secondarie per arrivare nel bosco. Quando siamo scesi ho provato una grande emozione.
Era buio pesto, non c’era vento, la terra era bagnata dal temporale che aveva fatto nel pomeriggio. Man mano che trascorrevano i minuti, per me interminabili, la vista si faceva sempre più acuta, avevo solo una grande distesa di terreno intoccabile per la sua immensità. Dopo essermi coordinata con la squadra ho dato il “cerca” al cane.
Lui avanzava e noi eravamo dietro con le torce accese che illuminavano parzialmente il cammino. È stato tutto un miscuglio di sensazioni, emozioni, scelte. Quando ormai sembrava tutto perso e nonostante le tante difficoltà che abbiamo incontrato, ma con un grande senso e spirito di squadra, abbiamo sentito il cane abbaiare. La luce dell’universo si era accesa sul disperso. Abbiamo ottenuto tutto questo, durante l’esercitazione notturna. Crescita del gruppo. Gioco di squadra. L’abbaio felice di chi ha completato anche questa avventura!