Priscilla e i suoi fratelli, aggiornamento sulla piccola Pitbull
Avevamo lasciato la piccola Priscilla, la pitbull di pochi mesi abbandonata in Sicilia con il cranio fratturato e salvata da un gruppo di volontari, che sgambettava con il suo strambo andamento paperesco nel cortile del veterinario dopo aver fatto dei cicli di fisioterapia per cercare di imparare a camminare.
La piccola, in attesa di trovare la giusta adozione tra le centinaia di proposte arrivate da tutta Italia, era in stallo dalla famiglia di Alessia, una volontaria che l’aveva accolta con tanto amore e attenzioni. Mentre venivano vagliate le proposte Priscilla cresceva sempre più bella e vivace, ma purtroppo anche con i suoi problemi di salute, che neanche tutto l’amore e le cure sono bastati a risolvere.
La piccola infatti continua a volte ad essere disorientata, a perdere l’equilibrio e a mostrare aggressività (solo quando si prova a toccarle il musetto), sicuramente a causa del fortissimo trauma cranico che ha subito.
Priscilla ormai si sente a casa con Alessia, è serena e ricambia le attenzioni di tutti i componenti della famiglia con tanto affetto. Ecco allora la proposta di Salvatore, il volontario che coordina la vicenda: e se lasciassimo Priscilla nella famiglia che la tiene in stallo? La piccola si è abituata e spostarla per lei sarebbe un trauma che è meglio evitare.
Ma Priscilla ha ed avrà bisogno di assistenza medica e cure costose, probabilmente per tutta la vita, che la famiglia di Alessia da sola non può sostenere. E allora che fare? Salvatore ha fatto una sorta di sondaggio on line e tutto il popolo del web, che non ha mai lasciato sola questa creatura, seguendola con amore dal primo momento quando sembrava spacciata, non si è tirato indietro, anzi, ha trasformato l’interesse per Priscilla adottandola non solo virtualmente ma anche concretamente.
E’ stato creato su Fb un gruppo “Priscilla e i suoi fratelli” composto dalle mamme e dai papà (che sono stati aggiunti successivamente a grande richiesta) a distanza che si sono presi l’impegno di contribuire mensilmente alle spese della piccola.
Il gruppo menziona anche i fratelli di Priscilla perché è nato con l’intento di aiutare oltre che la piccoletta anche altre creature sfortunate e in situazioni di emergenza, delle quali si occupa il gruppo di volontari meravigliosi che hanno salvato Priscilla e che si trovano ogni giorno di fronte a nuove emergenze, in una realtaànon facile per i randagi come quella della Sicilia.
La formula dell’ “adozione a distanza” è nata per consentire a molti cani di canile, per i quali non si prospetta un futuro in famiglia, per svariati motivi, di condurre comunque un’esistenza serena.
Le mamme e i papà a distanza sono fondamentali per la salvezza di tanti randagi bisognosi di cure costose alle quali i volontari, senza aiuto, non possono far fronte.
Non tutti hanno la possibilità, l’abitazione adatta o semplicemente il tempo per prendersi cura di un amico a quattro zampe. Oggi però si può salvare un cane dalla strada e dalla morte adottandolo a distanza.
Chi sottoscrive un’adozione a distanza contribuisce alle spese di mantenimento del cane, nonchè alle spese veterinarie necessarie al suo benessere. E’ anche possibile, per chi lo desidera, andare a trovare il cane e instaurare con lui un concreto rapporto d’amicizia. L’adottante riceverà periodicamente notizie e foto del cane adottato.
Fare da mamma o papà a distanza, oltre che riempire il cuore di gioia, vuol dire salvare un piccolo dalla strada o dal canile. Con pochi euro al mese si paga la pensione al cane fino alla sua definitiva adozione.
Le mamme e i papà a distanza nel gruppo “Priscilla e i suoi fratelli” aumentano ogni giorno di più a testimonianza di quanto la vicenda di questa cagnolina abbia colpito il cuore di tantissime persone. Nel gruppo ci si sente a casa, membri della stessa grande famiglia, parenti nel nome dell’amore grande e disinteressato che solo una madre/padre può provare per il proprio figlio. Ancora più grande quando questo non e’ fortunato.
Si parla con l’orgoglio genitoriale dei progressi della piccola, di come cresce, o di come è bella quando dorme, con il solo cruccio di non poterla accarezzare, ma con la tranquillità di saperla felice e in buone mani. Si fantastica sul futuro, di quando ci incontreremo tutti quanti e potremo finalmente dare a Priscilla tutte le carezze che abbiamo tenute in serbo per lei nei nostri cuori (anche io ne faccio orgogliosamente parte).
Essere madri o padri non è solo un fatto di sangue: à l’atavico bisogno del prendersi cura di chi ha bisogno di noi, è la tensione emozionale che ci porta a proteggere e far crescere i piccoli, non necessariamente della nostra stessa specie ma tutte le gocce di vita anche quelle uscite dal nulla che esistono e ci guardano con i loro occhietti bisognosi.
La Priscilla dei miracoli adesso ne ha fatto un altro, lei che ha rappresentato la lotta vincente contro il male e la morte, ora è riuscita a far sentire unite delle persone assolutamente sconosciute, diverse per provenienza geografica, lavoro, abitudini e quant’altro, per aiutarla a crescere sana.
Lei che è simbolo e riscatto per tutti i suoi simili che vittime della violenza umana non ce l’hanno fatta, è diventata inconsapevole artefice e mezzo per aiutare tanti suoi fratelli, abbandonati, maltrattati, soli, senza neanche un nome. Occhietti impauriti e sofferenti che brillano nel buio della notte chiedendo solo un pò di aiuto e di amore, occhi di “figli” che cercano solo il calore di un abbraccio.
Raffaella Cuomo, volontaria