L’imprinting del cuore
Un uomo cammina per strada lentamente sotto il sole cocente di questo agosto torrido. La sua attenzione è attirata da un flebile lamento proveniente dal cassonetto dell’immondizia. Quando apre lo sportello si trova davanti uno spettacolo atroce. In mezzo alla spazzatura, dentro ad uno scatolone sudicio, quattro cuccioli di cane appena nati stanno agonizzando, i piccoli ancora con il cordone ombelicale attaccato si abbracciano, nell’estremo tentativo di sopravvivere. L’uomo tira fuori dal cassonetto lo scatolone con i cuccioli, pieni di zecche, con difficoltà respiratorie e sporchi di immondizia. Giusto un attimo prima che passasse il camion per la raccolta dei rifiuti.
Corre dal veterinario, ma quando arriva i piccoli stretti nel loro abbraccio sono già volati via, in un mondo migliore dove c’ è rispetto per ogni vita, anche la più piccola. Poveri angeli, che avevano ancora gli occhietti chiusi e le boccucce aperte in cerca del calore della loro mamma. L’immagine della tenerezza e della vita eppure c’ è chi non ha avuto pietà neanche di loro. Dall’inizio dell’estate son centinaia le cucciolate di gatti e cani abbandonate al loro destino senza un briciolo di compassione.
Un destino spesso già scritto da chi non dà loro neanche una possibilità di sopravvivenza, chiudendoli in sacchetti di plastica per farli morire soffocati. C ‘è chi invece li abbandona dentro scatoloni sotto il sole, oppure li butta nei cassonetti dell’immondizia.
Senza pietà e senza rispetto per la vita, come se fossero rifiuti, senza pensare minimamente che si stanno uccidendo delle vite, degli esseri senzienti ai quali si sta interrompendo un destino, lasciando da qualche parte delle madri con le mammelle piene di latte a latrare dal dolore per una perdita che è straziante da accettare, per qualsiasi specie.
Cosi facendo li si priva quasi sempre di ogni speranza di vita. Basterebbe lasciarli con la mamma che li accudirebbe perfettamente e da sola, senza bisogno di alcun intervento umano per almeno 20 – 30 giorni e la loro vita sarebbe salva. Difficile fare una stima precisa della situazione attuale. Moltissime anche questa estate purtroppo le chiamate alle autorità preposte oppure alle associazioni di volontariato operanti sul nostro territorio per segnalare l’abbandono di intere cucciolate di cani e gatti .
Non sempre si riesce ad arrivare in tempo per salvare i cuccioli che spesso non ce la fanno a sopravvivere all’abbandono. Questa è la risultante di una mentalità diffusissima ovunque per la quale “ sterilizzare è contro natura” mentre è “ naturale” abbandonare al loro destino dei cuccioli appena nati o peggio ancora sopprimerli! Purtroppo l’ignoranza e l’avidità fanno si che numerose persone non sterilizzino i propri animali e si ritrovino ovviamente a dover gestire numerose cucciolate. La soluzione che questi individui trovano è quella dell’abbandono.
Voglio ricordare che l’abbandono, oltre ad essere un ignobile gesto è anche un reato perseguibile penalmente (legge 189/2004). Sterilizzare il proprio amico a quattro zampe può evitare 70.000 nuovi randagi: questo è il numero di discendenti che un gatto o un cane può generare in soli sei anni. Immaginiamo di moltiplicarli per i circa 10 milioni di cani e 7 milioni di gatti presenti nelle case italiane e ci troveremo di fronte all’invasione di miliardi di code!
Ma perplessità e luoghi comuni legati alla sterilizzazione sono ancora molto radicati e questo nonostante l’esperienza dimostri come cani e gatti sterilizzati godano di ottima salute psico-fisica e di un’eccellente aspettativa di vita.
E sia nei cani che nei gatti riduce l’incidenza di forme tumorali alla mammella, all’utero o alla prostata. L’operazione inoltre rende più serena la convivenza in casa e meno probabili le fughe e le possibilità di essere investiti, maltrattati o avvelenati. Il costo, inoltre, è relativo a una sola volta nella vita dell’animale: decisamente inferiore a quanto potrebbe costare mantenere mamma e cuccioli o curare le malattie cui, se non sterilizzato, potrebbe andare incontro.
La sterilizzazione è di fondamentale importanza anche per combattere abbandono e randagismo: troppo spesso, infatti, le cucciolate “casalinghe” finiscono per alimentare, seppur indirettamente, la schiera di cani e gatti vaganti o ne ostacolano la possibilità di trovare una nuova dimora.
La credenza popolare secondo la quale sarebbe necessario far fare una prima cucciolata alla femmina prima di sterilizzarla è completamente falsa e inventata, non ha alcuna base scientifica e qualsiasi veterinario potrà smentirla. Al contrario, nelle femmine la probabilità di insorgenza di tumori mammari si riduce tanto più quanto la sterilizzazione viene effettuata in giovane età, se si agisce prima del primo calore si riduce quasi a zero.
Molte persone sono preoccupate dai costi della sterilizzazione, ma si tratta di una spesa una-tantum e certamente molto inferiore ai costi per il mantenimento e la cura di una cucciolata fino allo svezzamento (sempre ammesso che si riesca a trovare un nuovo padrone per i cuccioli). I costi variano molto da un veterinario all’altro e da una città all’altra, ma indicativamente per la sterilizzazione con ovariectomia di una gatta femmina si possono pagare intorno ai 120-150 euro, per la castrazione di un gatto maschio intorno ai 100 euro.
Per i cani il costo può variare anche in base alla taglia e al tipo di intervento, tipicamente dai 180-200 euro in su per un’ovariectomia e tra 200 e 250 euro per un cane. Alcune associazioni protezionistiche possono eventualmente venire in aiuto delle famiglie in gravi difficoltà finanziarie, sostenendo parzialmente i costi della sterilizzazione. Ricordiamo che buona parte degli animali ospitati nei rifugi sono già sterilizzati, pertanto chi volesse adottarli non deve preoccuparsi di sostenere questo costo, mentre la legge 281/91 prevede la sterilizzazione gratuita per le colonie feline.
Può succedere a tutti di trovare dei cuccioli abbandonati e allora cosa fare?
L’impegno dell’allattamento dei cuccioli dura circa un mese, tempo minimo per poterli svezzare e prepararli all’adozione. E’ necessaria la disponibilità ad allattarli ogni 3-4 ore, giorno e notte. Un grande impegno ma nel contempo un’esperienza unica e esaltante che ognuno di noi può compiere creando con quelle creature un legame che sarà per sempre. Un imprinting del cuore.
Quando si rinvengono dei cuccioli abbandonati ancora “da latte”, che non sono in grado cioè di alimentarsi da soli (età inferiore ai 20-25 gg) o addirittura hanno sempre gli occhietti chiusi (età inferiore ai 10-15gg), è necessario predisporci ad alimentarli proprio come fossero dei bambini in fasce. Se si tratta di cuccioli neonati è essenziale, prima di tutto, non dare loro del latte, bensì accertarsi che siano caldi e tenerli al caldo! Un cucciolo così piccolo, soprattutto se di pochi giorni di età, non è in grado di mantenere da solo la sua temperatura corporea e la principale causa di morte è l’ipotermia.
Purtroppo se si trovano abbandonati spesso hanno trascorso molte ore al freddo e l’assenza di una fonte di calore può aver pregiudicato la loro possibilità di ripresa, ma i cuccioli, si sa, hanno energie nascoste e non di rado ci sorprendono con la loro vitalità. Teneteli in una scatola di cartone assai ampia con giornali e panni vecchi, procuratevi una borsa dell’acqua calda o avvolgete delle bottiglie di plastica in alcuni calzini e riempitele con acqua calda, non coprite i cuccioli, coprite in parte la scatola; creerete così una cuccia termica dove i piccoli potranno muoversi e cercare da soli il tepore, ma non saranno soffocati da troppi panni.
Il latte che dovrete usare sarà in polvere per cuccioli e lo troverete nei negozi specializzati o in farmacia.
Usate dei biberon da gattini-cuccioli e somministratelo almeno 7-8 volte al giorno secondo le dosi, ma soprattutto secondo l’appetito. Non forzate i cuccioli nella poppata, fate in modo che da soli riescano a succhiare il latte, la tettarella deve avere un buchetto piccolo, ma sufficiente a creare il vuoto e permettere la poppata.
Fate attenzione che il latte non scenda troppo violentemente e che non vada di traverso, la seconda causa di morte in questi casi è la polmonite da ingestione. Naturalmente è sempre bene seguire i consigli di un veterinario, ma se le cose procedono bene potete cavarvela da soli. Alcune volontarie piazzano delle sveglie vicino il giaciglio dei cuccioli. Il ticchettio dell’orologio infatti produce un suono che ai cuccioli ricorda il battito cardiaco materno, per tranquillizzarli.
Dopo i 20-25 giorni, insieme al latte, che ovviamente andrà sempre dato loro almeno fino ai 40 giorni di età, potete mettere alcuni cucchiai di omogeneizzato diluito con acqua e reso in poltiglia con una forchetta, potreste usare un biberon con il buco più largo o colare la pappa in modo da non avere grumi.
La pappa ottenuta sarà assai cremosa, insieme all’omogeneizzato potete aggiungere anche della crema di riso anch’essa fatta a pappa con acqua tiepida. Se preparate la pappa la mattina potreste usare un vasetto intero di omogeneizzato e diversi cucchiai di crema di riso, oltre al latte, e far si che abbiate la pappa pronta per tutto il giorno. Andate avanti così per una settimana circa e poi con questa pappa potreste iniziare a mettere i croccantini puppy sciolti in acqua e magari inizialmente colati e frullati in un pappone generale. Dai 30-35 giorni i cuccioli iniziano a sviluppare l’istinto a mangiare soli da un piattino quella pappa, resa un pò più solida, potreste provare a metterla in una ciotola e farli mangiare.
Lasciate anche dell’acqua, ma non preoccupatevi se non berranno, l’istinto a bere da soli si sviluppa più tardi (dai 35-40gg circa). Se tutto procede bene all’età di 45 giorni saranno dei cuccioli normalissimi e ben vivaci che mangeranno e berranno da soli rosicchiando e giocando con tutto quello che troveranno per casa.
Se si tratta invece di cuccioli svezzati (dai 40 giorni in su) procedete secondo la regola che prevede la segnalazione del ritrovamento alle autorità competenti (AUSL, Vigili Urbani, Canile Sanitario, ecc.) in ogni caso per una prima accoglienza seguite alcuni piccoli consigli che sono semplicemente: accertarsi in generale delle loro condizioni di salute, un cucciolo deve essere vivace, deve apparire in forma o magari un pò grassottello, deve avere le mucose chiare e pulite e delle feci compatte, se una di queste indicazioni dovesse sembrarvi alterata consultate un veterinario, potrebbe rendersi necessario un accertamento medico immediato.
I cuccioli abbandonati a pochi giorni di vita (o peggio ancora a poche ore di vita) hanno purtroppo poche probabilità di sopravvivere. Bisogna essere disposti ad accettare il triste destino che potrebbe celarsi dietro l’angolo. Ma sono tanti anche quelli che invece, seguiti con infinito amore da persone eccezionali come Stefano e la sua compagna Chiara, Giuseppe, Anna e tanti altri, sopravvivono diventando dei magnifici cani o gatti.
Il mio ricordo va a Paola, un’amica e volontaria che ora non c’ è più che trovò due gattini appena nati in un cassonetto.Erano minuscoli e il veterinario le dette poche speranze, ma lei, con l ‘amore e la caparbietà di una mamma, della mamma che a loro era stata negata, li allattava notte e giorno, portandoli persino a scuola, dove li lasciava nel trasportino in uno sgabuzzino mentre dormivano tra una poppata e l’altra. Perché essere madri o padri non è una questione di sangue, è amore nel senso più elevato e puro del termine, quell’amore che prescinde dalla specie e dalla razza, ma vede solo delle creature da amare ed aiutare a diventare adulte per essere in grado, un giorno, di affrontare la vita da sole.
Ebbene, questi due puntini sono diventati due gattoni enormi, Mimi e Cocò, che hanno ripagato Paola con un amore immenso, standole vicini fino alla prematura fine dei suoi giorni. Nei loro occhi si leggeva l’amore, quello di due figli nei confronti della loro mamma, in un imprinting del cuore, che è trasversale ad ogni specie e razza. In questa bruttissima estate di abbandoni e di ogni tipo di atrocità nei confronti dei pi deboli mi piace pensare che non sia finita cosi, che c’ è un’altra possibilità per i cuccioli morti per mano dell’uomo, ancora prima di poter assaporare la vita e per tutte le altre vittime innocenti della barbarie umana.
Li vedo correre liberi e felici nei prati dell’arcobaleno insieme a Paola, la mamma di tutti.
Raffaella Cuomo, volontaria