Sid ‘o guerriero
Martedi 24 febbraio 2015, ore 9:30. Una macchina scarica una cassetta davanti ad un ambulatorio veterinario, fra i comuni di S. Antonio Abate e Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, e scappa via.
Nella cassetta c’è lui, un’anima indifesa, sanguinante, pieno di fango e di ferite di ogni genere.
Lui che per la prima volta è stato accudito e difeso, durante una notte d’inferno passata a combattere tra la vita e la morte, perché lui ha passato la vita a fare da allenamento o da pasto ai cani da combattimento di qualche criminale. Lui, chiamato Sid solo perché è giusto che abbia almeno un nome visto che dalla vita non ha avuto niente, ha incontrato gli occhi dei suoi soccorritori che si affacciavano increduli e scioccati nella cassetta, ed in loro ha scorto la luce, la salvezza, ed ha teneramente accennato un gesto di fiducia, di amore.
Si è consegnato per la salvezza, per un futuro finalmente diverso. I volontari di Napoli non sanno nulla di lui, neanche se chi l’ha scaricato davanti all’ambulatorio veterinario sia il suo carnefice o qualcuno che ha voluto salvarlo. I veterinari e tutto lo staff si sono prontamente dati da fare e l’hanno salvato.
Quel giorno, il 24 febbraio 2015, è stato l’ inizio per lui di una seconda vita.
Una vita che sappia di coccole, carezze e amore. E pensare che Sid ha solo 5 mesi e mezzo e già ha conosciuto la sofferenza, la paura, la cattiveria e la vigliaccheria del genere umano. E ne porterà per sempre i segni addosso: i medici per salvarlo gli hanno dovuto amputare una zampina. Dopo i primi soccorsi di quella notte Sid è stato operato. I veterinari hanno fatto miracoli tra le ossa frantumate, i tendini strappati, le carni e i muscoli dilaniati. Quasi quattro ore di sala operatoria per ricucire gli strappi, le ferite, per ricomporre le ossa. Il risveglio dall’anestesia è stato tragico, i pianti di Sid laceravano l’anima.
Da allora i suoi sono stati tanti progressi mentre il suo carattere dolce lo spingeva a cercare di scodinzolare con il povero codino mozzato. Ha una zampina amputata ma lui è Sid ‘O Guerriero come dicono a Napoli, che lotta per vivere, lotta come ha lottato tra le bocche fameliche dei cani che l’hanno aggredito, essi stessi vittime di criminali che non meritano nulla dalla vita se non di espiare tutto il dolore che riescono a provocare.
Sono almeno 5.000 i cani coinvolti nel nostro Paese nello squallido mercato dei combattimenti clandestini. Un combattimento di cani è un’attività cruenta organizzata a fini di intrattenimento che mette di fronte due cani allevati a tale scopo. Seppur sia una pratica illegale in tutti i paesi, è ancora popolare ed appassiona soprattutto gli scommettitori, che investono il proprio denaro sugli animali. Gli scontri terminano spesso con la morte di uno dei due cani, ucciso dal vincitore o per sfinimento a causa delle ferite riportate.
E’ un giro di affari che supera annualmente i 300 milioni di euro e che si fonda sulle scommesse e sul coinvolgimento della criminalità organizzata. Per la piccola e la grande criminalità si tratta infatti di un vero affare. Una singola scommessa parte da almeno 250 euro per arrivare a decine di migliaia di euro nei combattimenti tra “campioni”. La lotta, in cui questi animali sono crudelmente aizzati e costretti a sbranarsi da padroni senza scrupoli, è il risultato di violentissime forme di addestramento, vere e proprie torture, inflitte ai cani fin da cuccioli.
Verso i due anni e mezzo sono pronti ad uccidere. In una minuscola fossa, mentre attorno la folla sfoga i propri istinti sadici con selvaggia soddisfazione, il cane drogato si avventa contro il proprio simile in una lotta all’ultimo sangue che può durare fino a due ore. Due ore di squarci profondi, di atroci mutilazioni, di rivoltante violenza. Il perdente, se non è già spirato, viene finito con un colpo di pistola. L’unico atto di pietà che gli esseri “superiori” abbiano mai avuto nei suoi confronti!
Il vincitore, invece, se non verrà soppresso perché non più utilizzabile, godrà di “amorevoli cure” per poter di nuovo far guadagnare soldi sporchi del suo sangue al proprietario. Il cane da combattimento, ormai incattivito viene lanciato contro veri e propri martiri a quattro zampe: galli, gatti randagi, maiali, cinghiali e cani “cavia” come il povero Sid.
Hanno anche inventato una variante, l’incontro di cui si conosce già il vincitore. Di solito si tratta di un grosso cane da guardia, ben allenato, gettato contro un bastardino precedentemente “ammorbidito” a legnate. Non si tratta neppure più di fare scommesse, si paga solo per vedere lo spettacolo di uno sventurato cagnetto che viene squartato da un’altra vittima dell’uomo. Per questo scopo vengono spesso utilizzati animali rubati ai proprietari. Attenzione quindi a non lasciare mai soli i vostri cani in auto o legati fuori dai negozi o grandi magazzini.
A causa di questi maltrattamenti che ne condizionano il comportamento, Pit Bull, Rottweiler, Bull Mastiff e altre razze sono temute e considerate come possenti e crudeli creature pronte ad uccidere ed aggredire. E così, oltre alle violenze subite, questi animali diventano le prime vittime di una criminalizzazione assurda ma sempre più diffusa.
Alla fine degli anni ’90 gli animali coinvolti in questi traffici erano 15.000 per un introito di mille miliardi di lire. I dati sono sono stati resi noti dalla LAV e dal suo osservatorio nazionale Zoomafia. La Lav parla di un fenomeno oggi purtroppo di nuovo in aumento. Interviene sul caso anche Michela Vittoria Brambilla ritenendo che si tratta di “una barbarie difficile da descrivere”. Troiano, responsabile dell’osservatorio nazionale Zoomafia , ricorda che “purtroppo i combattimenti tra animali in Italia, dopo un periodo di quiescenza, sono ripresi in modo virulento”.
Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, resta stupita di fronte ai nuovi fatti: “benché mi occupi da decenni di tutela degli animali, riesce ancora a stupirmi il comportamento di alcuni delinquenti, capaci di barbarie difficili anche da descrivere” – sottolinea – riferendosi a persone denunciate per questo reato e che filmavano, tra l’altro con macabra soddisfazione gli orribili spettacoli ed alimentando un business di indicibile crudeltà, fondato sulla pura sofferenza.
L’ex ministro auspica la punizione più severa prevista dalla legge per chi sarà riconosciuto colpevole. La legge 189 del 2004 con l’istituzione dell’ art 544 del codice penale prevede sanzioni pesanti per questi reati che vanno da 50.000 a 160.000 euro e pene detentive da 1 a 3 anni per chi promuove, organizza combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali che possano metterne in pericolo l’integrità fisica.
Molto spesso però questi delinquenti non vengono denunciati. Non bisogna avere paura di utilizzare qualsiasi strumento che il nostro ordinamento giuridico ci mette a disposizione: denunce, esposti, diffide, petizioni e così via. Non aspettiamo che siano gli altri a farlo!
Gli altri siamo noi e se lo farete sarete ringraziati dagli sguardi silenziosi e dolci di quegli animali, come il piccolo Sid, a cui avrete risparmiato grandi sofferenze, facendo capire ai torturatori di animali, alla gente insensibile, agli amministratori pubblici, ai tutori dell’ordine e della giustizia, ma anche alla semplice gente di buona volontà, che ci sono persone che non si girano dall’altra parte che non rinunciano a lottare e che non intendono rinunciarvi neppure in futuro, per chi è debole e indifeso.
Raffaella Cuomo, volontaria